Il fenomeno dell’auto a propulsione elettrica, che si sta sempre più affermando oggi, non è da considerarsi un fenomeno caratterizzante solo i nostri tempi. Il motore elettrico, infatti, come molti di voi sapranno, esisteva già a fine 1800, anche se ebbe fin dall’inizio un ruolo marginale rispetto al motore termico. Tuttavia già all’ora piccoli costruttori di auto all’inizi della loro attività, videro nell’elettrico una valida alternativa.
Tra i primi sostenitori vi fu Louis Antoine Kriéger (1868 – 1951), che a Parigi, aprì nel 1897 la Compagnie Parisienne des Voitures Electriques, iniziando la commercializzazione di auto elettriche con il suo nome. L’innovazione delle vetture Kriéger, oltre al motore, era il sistema di recupero dell’energia in frenata, sistema oggi popolarissimo sulle vetture elettriche ed ibride, ma all’epoca idea geniale, che posizionava le vetture Kriéger all’avanguardia della propulsione a corrente.
La gamma di vetture era composta da tre modelli: la Brougham, la Landaulet ed infine la Electrolette. Nel 1901 furono prodotti 43 veicoli, mentre nel 1902 la produzione arrivò a 65 veicoli e questo contribui a suscitare molta curiosità in patria per questi modelli, ma non solo, anche oltre i confini francesi, tanto che queste vetture furono prodotte su licenza da altre aziende, tra cui la Namag in Germania, la S.T.A.E in Italia ed, infine, la British Electromobile in Inghilterra.
In seguito Luis Kriéger, continuò a lavorare a numerosi progetti e quasi sicuramente, la sua figura, è legata anche alla prima vettura ibrida della storia, spinta da un motore elettrico e da uno termico, la Electrolette, quest’ultima non va confusa con l’omonima vettura prodotta nel 1902 dalla Compagnie Parisienne des Voitures Electriques, ma è frutto di un progetto di vettura venuto alla luce solo nel 1941, e rappresenta un altro esempio di come la figura di Kriéger, abbia lasciato un’impronta di innovazione e avanguardia, che tutt’oggi troviamo nelle moderne e sofisticate auto.
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