La Rayton Fissore nacque nel 1976 dalle ceneri della carrozzeria Fissore e, fin da subito, l’intento della nuova società di Cherasco, guidata da Giuliano Malvino, era quella di cimentarsi nello sviluppo stilistico di modelli per conto di committenti esterni. Furono presentati nel corso degli anni vari prototipi, tra i quali l’Alfa Romeo 75 Wagon e la Fiat Ritmo Cabrio, che però non raggiunsero mai la produzione in serie.
Si deovette aspettare il salone dell’auto di Torino per vedere il primo modello a marchio Rayton Fissore, il Magnum. Disegnato da Tom Tjarda, già designer della Fiat 124 Spider e della De Tomaso Pantera, quest’ultimo richiamava in alcuni punti i modelli Fiat dell’epoca, tra i quali soprattutto la Fiat Uno, ecco perché venne soprannominato in seguito la Uno gigante, date le dimensioni importanti che, però, erano ben camuffate dalla linea priva di spigoli, in controtendenza con le mode dell’epoca e da un design pulito ricco di ampie superfici vetrate, paraurti ben integrati con la carrozzeria e l’ assenza di gocciolatoi sul tetto.
La dotazione di serie era da vera auto di lusso e tra gli accessori di serie prevedeva l’aria condizionata, vetri elettrici, impianto stereo ed interni in materiale pregiato. La struttura del Magnum era composta da un’ossatura a tubi quadri, a cui erano agganciati i pannelli della carrozzeria, soluzione chiamata UNIVIS e, brevettata dalla stessa Rayton Fissore. Sotto la carrozzeria trovava posto un robusto telaio a longheroni e traverse, che venne quasi per tutta la produzione del veicolo, prodotto dalla Golden Car di Caramagna, per poi essere allestito nello stabilimento di Cherasco.
Benché la posizione della Magnum fosse da modello premium, per abbattere i costi molti componenti della vettura erano mutuati dalla produzione in serie, inoltre, nonostante la sua lunga permanenza sul mercato, in 18 anni di produzione, furono prodotte sole 6.000 unità. In Italia, per via delle sue dimensioni importanti e per i motori tutt’altro che parchi nei consumi, non raccolse molti consensi, ma nonostante questo, circa 1.500 Magnum con motore VM Diesel furono allestiti per le forze di Polizia; questa operazione, in seguito, fu oggetto di indagini e di procedimenti giudiziari contro l’azienda e contro diversi politici ed enti, in quanto l’ingente numero di vetture allestite veniva utilizzato, non per uso in fuoristrada, ma per pattugliamenti in zone urbane, dove sarebbe stata ottimale una vettura più agile e con dimensioni ridotte. L’utilizzo improprio della flotta, fu la causa primaria di questo scandalo, che comunque, si concluderà senza nessuna condanna.
La lunga vita della Magnun, come si evince fu molto travagliata e, nei quasi venti anni di produzione, cessata per l’italia nel 1993 e proseguita per l’America fino al 2003, cambiò varie volte proprietario, attraverso fallimenti e cambi di brand, passando da Rayton Fissore per Magnum Industriale fino ad arrivare al canto del cigno, La Forza International. Nonostante questo la SUV italiana può essere considerata una avanguardia per l’epoca, infatti ha anticipato le mode e gli stili, divenuti popolari ai giorni nostri, dove macchine lussuose e di grandi dimensioni come la Magnum, sono molto comuni sulle nostre strade.
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