La rivincita con Flavia

Nel panorama automobilistico italiano vi sono stati marchi esistiti per un breve lasso di tempo e dei quali rimangono poche notizie: CEMSA – Caproni è uno di questi. La Caproni era un’impresa attiva nell’aeronautica e nella costruzione delle armi, con sede a Taliedo, fondata nel 1910 dall’ingegnere e pioniere dell’aviazione Giovanni Battista Caproni.

Nel 1932 l’azienda, in piena espansione, fece sua l’Isotta Fraschini e, nel 1935, acquistò dall’IRI la CEMSA (Costruzioni Elettro Meccaniche di Saronno), azienda fondata a Saronno nel 1925 dall’Ing. Nicola Romeo (uomo simbolo dell’Alfa Romeo) e dal Credito Italiano, nata dalle ceneri della Costruzioni Meccaniche di Saronno (1887 – 1918). Con l’acquisizione della CEMSA, Caproni, cominciò a delineare il nuovo percorso produttivo di quest’ultima, indirizzandola verso la produzione automobilistica. Nel 1946, cominciò ad assumere ingegneri che avevano lasciato la Fiat, e fra questi vi era Antonio Fessia (1901-1968), progettista in seguito della Lancia Flavia. Quest’ultimo si mise subito all’opera e, in pochi mesi, progettò una vettura rivoluzionaria per l’epoca che, presentava tra le principali novità la trazione anteriore, il motore quattro cilindri boxer montato a sbalzo rispetto all’asse anteriore, il cambio con presa diretta e leva al volante, le sospensioni all’anteriore indipendenti e a balestra trasversale al posteriore.

Il design della vettura venne inizialmente seguito dai tecnici della Caproni, ma la vettura definitiva portava la firma di Nuccio Bertone. Nel 1947, al salone di Parigi, venne esposta e, per l’occasione, venne scelto il nome F11 (dove F stava per Fessia). Piccola curiosità: nello stesso stand venne presentata anche l’ Isotta Fraschini 8C Monterosa, rimasta allo stato di prototipo e di fatto l’ultima vettura del marchio. Stessa sorte toccò alla F11, poiché la produzione non partì mai di fatto, anche se vennero prodotti circa 10 esemplari della vettura, anche se, la versione cabriolet non vide mai la luce. Il motivo principale fu la crisi che travolse la Caproni, durante la quale, invano, il fondatore cercò alleanze, incontrando perfino Preston Tucker, imprenditore americano che all’epoca stava iniziando la produzione della sua rivoluzionaria Torpedo. L’accordo prevedeva la vendita della F11 negli USA, ma sfortunatamente entrambe le aziende cessarono di esistere e il sogno della F11 svanì definitivamente, esattamente come quello americano di Tucker.

Il progetto della CEMSA, venne resuscitato ben cinque anni dopo, nel 1953, al salone di Bruxelles dalla Minerva, che dopo il conflitto mondiale aveva subito una ristrutturazione aziendale e puntava sulla produzione di questa vettura per rilanciarsi, sfortunatamente anche in questo caso il progetto non andò in campo. Nonostante la F11 non abbia trovato uno sbocco produttivo, essa può essere comunque considerata il punto di partenza per la nascita della Lancia Flavia, presentata nel 1960 e progettata proprio dall’Ing. Fassia, nella quale egli mise a frutto le soluzioni rivoluzionarie della F11, confermando, ancora una volta, la bontà del progetto CEMSA-Caproni.

Ad oggi è possibile vedere un esemplare di F11 presso il Parco e Museo del Volo di Volandia, situato proprio all’interno degli edifici delle Officine Aeronautiche Caproni a Somma Lombardo, in provincia di Varese.

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