Solitamente quando si pensa ad Abarth, lo si abbina automaticamente al marchio Fiat, dato che sotto questo binomio, sono nati capisaldi della storia dell’automobile, il cui ricordo è ancora vivo nell’immaginario collettivo. Tuttavia nei suoi 70 anni di storia, il marchio fondato da Karl Albert Abarth nel 1949, ha messo le mani su vetture anche di altri costruttori e vale la pena ricordare la collaborazione con la francese Simca, collaborazione breve ma intensa, che portò alla nascita della Abarth-Simca GT in versione 1.300, 1.600 e, successivamente anche 2.000 CC.
L’accordo tra il preparatore e la casa francese va attribuito anche all’intervento dell’ingegnere viennese Rudolf Hruska, amico di Abarth, con cui in passato aveva lavorato alla Cisitalia, il quale lo mise in contatto con l’allora amministratore delegato Simca, Henry Theodore Pigozzi, che si rivelò fin da subito interessato ad un accordo che permettesse, attraverso l’attività agonistica, di promuovere il suo marchio anche al di fuori della Francia. La base meccanica scelta per la nuova berlinetta sportiva era mutuata dalla Simca 1000, con la quale condivideva parte del telaio, sterzo, sospensioni e scatola del cambio, opportunamente rivista dai tecnici Abarth. Completamente diversa la linea, che non aveva nulla a che vedere con il modello di origine e si presentava bassa, affusolata e grintosa, con il cofano posteriore, caratterizzato da numerose feritoie di raffreddamento, sotto al quale trovava alloggio il propulsore 1.288 CC da 123 CV. La vettura, progettata espressamente per le competizioni, venne presentata nel 1962, debuttando nell’Aprile di quell’anno, in occasione di una corsa sulle colline di Lure in Francia, dove tra le auto schierate, oltre alle GT, vi era una versione Spider Sport dotata di telaio tubolare, guidata dal pilota italiano Gianni Balzarini; la vettura in questione fu sviluppata dallo stesso Abarth al di fuori dell’accordo con Simca. Nell’Ottobre dello stesso anno la GT 1.300 fu regolarmente iscritta nelle liste Gran Turismo conquistando, fin dal suo debutto, numerosi successi che spinsero il duo italo – francese verso lo sviluppo di versioni più potenti ed esasperate di quest’ultima.
Nacque così, nel 1963, la versione 1.600 CC, potenziata a 153 CV per una velocità massima di 240 Km/h, che differenziava dalla versione precedente per alcuni interventi al telaio e per l’adozione di un cambio a sei marce, mentre da punto di vista estetico la si riconosceva per il diverso cofano posteriore dalla forma più allungata e senza prese d’aria, in seguito adottato anche dalle 1.300. Quest’ultima versione ebbe però vita breve a causa della cancellazione del campionato dove poteva competere, non permettendo così ad Abarth di sfruttare appieno le sue ottime qualità. In ultima istanza venne ideata, sempre nel 1963, l’ultima evoluzione della sportiva Simca, con propulsore di 2.000 CC e 159 CV di potenza, che si riconosceva per il muso dal minor sbalzo e dal disegno più raccolto.
Dal 1964, anno della completa acquisizione di Simca da parte del gruppo Chrysler, l’accordo con Abarth venne sciolto, ma ciò non impedì a quest’ultimo di continuare ad affinare la vettura, questa volta senza per altro avere vincoli da parte della casa madre, utilizzandola nelle attività agonistiche fino al 1968.
Per le foto si ringrazia Berni Motori (http://www.bernimotori.com/)
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