Il marchio francese Simca, non è nuovo su Storie di Vecchie Auto, avevamo infatti, già analizzato la storia della 1100 e della sportiva Abarth-Simca. Tuttavia dobbiamo annoverare tra i modelli più importanti anche la 1000, sia per il successo riscontrato in termini di vendite, sia perché rappresenta l’ultimo modello ideato e fortemente voluto dal fondatore della casa, l’italiano Enrico Teodoro Pigozzi. Proprio la personalità intraprendente e visionaria gli aveva permesso di trasformare la sua Societé Industrielle de Mecanique et Caroserie Automobile, da produttore di modelli Fiat per il mercato francese, a costruttore di auto proprie, capace in pochi anni di ritagliarsi un suo spazio nel mondo dell’automobile.
Nonostante il successo riscontrato, Pigozzi, spinto anche dalla crisi di Suez del 1956, iniziò a pensare ad una vettura più economica da posizionare alla base della gamma. Il Progetto 122 di Fiat, a cui stava lavorando Dante Giacosa, fu la base di partenza per l’avvio del Progetto 950, sviluppato da Simca a Nanterre. I primi bozzetti della vettura vennero realizzati dal designer Mario Revelli di Beaumont, e prefigurarono lo stile tre volumi della nuova vettura, stile dettato anche dall’impostazione meccanica con motore e trazione posteriore, molto comune all’epoca, anche nella futura concorrenza della 1000.
Se da un lato Pigozzi era entusiasta dei prototipi della vettura, la Fiat invece, non era più tanto convinta di proseguire nello sviluppo del progetto, pertanto si ritirò. La casa francese, quindi, portò avanti da sola il lavoro sul nuovo modello che era, come già detto, ben delineato dal punto di vista estetico, anche se vennero apportati alcuni ritocchi ai bozzetti, dal designer Felice Mario Boano, ritocchi che non stravolsero comunque, la già ottima base di partenza.
La nuova 1000, introdotta sul mercato nel 1961, era spinta da un motore 944 CC da 32 Cv abbinato ad un cambio sincronizzato a 4 marce. I freni erano a tamburo sulle 4 ruote. L’abitabilità era buona, anche se, almeno per i primi modelli la dotazione era scarna. Tuttavia riscosse fin da subito un grande successo, tanto che l’anno seguente la gamma si arricchì della versione Coupè disegnata da Giorgetto Giugiaro per Bertone, divenuta nella successiva evoluzione, Simca 1200 S. Vennero inoltre sviluppate versioni Abarth della 1000 e, anche la già citata Simca Abarth da competizione, la GT, proposta con cilindrate 1300, 1600 e 2000.
Simca quindi proseguì la sua espansione nel mercato francese, e non solo, siglando un accordo con Chrysler, per l’introduzione del marchio sul mercato americano. Questo fu il primo passo per la scalata del costruttore Yankee alla maggioranza azionaria della Simca, che arriverà nel 1963. Avendo ormai il controllo della casa, il management americano costrinse Pigozzi alle dimissioni. Allontanato dalla sua azienda, e ormai estromesso da ogni decisione, egli morì improvvisamente il 18 Novembre 1964.
Simca si trovò orfana della figura del suo fondatore ma, dall’altro lato il modello 1000, beneficiò di maggiore cura da parte del nuovo proprietario che introdusse, nel 1963, la versione GL, caratterizzata da equipaggiamenti e finiture più curate e dotata di vernice metallizzata. Contestualmente venne aumentata a 40 Cv la potenza del motore. L’anno seguente la vettura venne importata anche sul mercato Nord Americano. Nel 1966 venne introdotta una versione ancora più ricca, la GLS, dotata di sedili reclinabili e calotte cromate di diverso disegno.
Nel 1968, la 1000 cominciava a sentire il peso degli anni, e anche le vendite subirono una considerevole contrazione, pertanto si cominciò a pensare ad una versione aggiornata del modello, che la rendesse più moderna senza stravolgerne l’aspetto ed i contenuti. L’anno seguente vide la luce la seconda serie, caratterizzata da modifiche estetiche all’anteriore, con nuovi fari, sempre circolari, ma più grandi, un’inedita griglia a listelli cromati orizzontali e, al posteriore, nuovi fari di forma rettangolare in sostituzione degli originali circolari. La fiancata non venne interessata da modifiche, rimanendo fedele al precedente modello. Più importanti le novità meccaniche, su tutte il propulsore sempre di 944 CC, che però derivava adesso da quello della Simca 1100, e l’introduzione di due nuovi motori, un 777 CC da 31 Cv che equipaggiava la Sim4, commercializzata nel solo mercato francese e, un 1118 CC da 49 Cv destinato alla 1000 Special, quest’ultimo modello era caratterizzato da prestazioni brillanti e si proponeva ad un pubblico giovanile. La Special fu il primo modello con prestazioni interessanti della 1000, e fece da apripista alla versione pepata Rallye che debuttò nel 1970.
Le Rallye esteticamente erano caratterizzate dal cofano di colore nero opaco, fari supplementari anteriori e assenza di mascherina frontale, mentre l’interno adottava una inedita strumentazione sportiva ad elementi circolari e sedili più avvolgenti. Il motore era lo stesso della Special, dotato di carburatore e potenza di 53 Cv. Il successo della versione sportiva, grazie anche al prezzo contenuto, non si fece attendere e la casa quindi, portò avanti l’evoluzione presentando nel 1972 la Rallye 1, con motore da 1294 CC da 60 Cv per una velocità massima di 155 m/h che, grazie alle prestazioni ulteriormente migliorate, ottenne numerose vittorie nei rally francesi. Forte dei successi sportivi la casa introdusse la Rallye 2, dotata di due carburatori doppio corpo per una potenza di 82 Cv. Questo modello inoltre, differiva dalla serie precedente per i freni a disco di serie e il radiatore spostato in posizione anteriore, per garantire una migliore distribuzione dei pesi.
Nel 1976 arrivò l’ultimo restyling, caratterizzato da un nuovo frontale con cofano piatto e proiettori rettangolari, inglobati in una inedita mascherina in plastica nera, modifiche che l’avvicinarono ai canoni stilistici dell’epoca, rendendola però meno personale, rispetto al modello d’origine. Nel 1978 venne introdotta la Rallye 3, con motore 1300 e 106 Cv capace di spingere la vettura a 180 Km/h. Sempre in quell’anno arrivò il pensionamento della fortunata 1000, la cui impostazione semplice, sicuramente non rivoluzionaria, seppe comunque crearsi un suo spazio, rimanendo per 17 anni in listino e, divenendo una delle vetture francesi più vendute. Una piccola grande rivincita per Pigozzi, l’italiano adottato dai francesi, messo alla porta da un presuntuoso management americano, che impadronitosi della sua Simca, fu solo capace di portarla, poco meno di un due decenni dopo, alla chiusura.
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