Il marchio Autobianchi, nato dopo la seconda guerra mondiale dalle ceneri della Bianchi, ha costruito nei suoi 41 anni di vita auto di successo, tra le quali vi sono la Bianchina, primo modello della rinascita del marchio, sviluppato su meccanica Fiat 500, la Primula, prima auto italiana a trazione anteriore, l’A112, che entrò nel mito grazie anche alle sue versioni Abarth e fu prodotta in sette serie per 16 anni consecutivi e, per ultima, la Y10 utilitaria moderna, antenata dell’odierna Lancia Ypsilon, e ultimo modello ad essere prodotto con il marchio di Desio, uscito di scena nel 1995.
Esistono tuttavia due modelli che non hanno incontrato il favore del pubblico e sono: la A111, berlina nata su meccanica Primula, lussuosa e con soluzioni moderne, che però raccolse pochi consensi, ed ebbe per questo, una vita produttiva di appena 4 anni e, la protagonista dell’articolo, la spider Stellina, presentata al Salone di Torino del 1963. La vettura era a trazione e motore posteriore ed utilizzava inizialmente un propulsore di 767 CC con 29 cv, che non offriva prestazioni di rilievo, nonostante il peso contenuto dell’auto di soli 660 kg.
La Stellina era costituita da un telaio scatolato in acciaio a cui veniva applicata la carrozzeria in vetroresina, soluzione originale ed innovativa, infatti il materiale permetteva un processo di produzione molto più snello, poiché consentiva di passare dalla formatura direttamente all’applicazione della vernice, inoltre era molto più resistente agli agenti esterni ed all’invecchiamento e, ciò era un punto di vantaggio, in un periodo in cui le auto avevano spesso lamiere attaccate dalla ruggine.
Questa peculiarità rendeva la piccola spider unica nel suo genere, ma paradossalmente il mercato rimase perplesso da questa soluzione costruttiva, inoltre, era troppo cara e non aveva prestazioni al livello della concorrenza. In seguito venne allestita una versione da 792 CC con 31,5 cv, introdotta per cercare di risollevare le sorti del modello, ma nonostante questo, la rivoluzionaria auto in vetroresina continuò ad essere snobbata dalla clientela, che le preferì la più sportiva e meno costosa 850 Spider, prodotta da Bertone. Ad allontanare gli acquirenti vi fu inoltre la difficoltà nel riparare la carrozzeria, e anche il servizio di riparazione, era impreparato davanti a questa soluzione troppo avanti per quei tempi.
La Stellina restò in produzione dal 1963 al 1965 totalizzando appena 502 esemplari. Oggi, a differenza di allora, la piccola Autobianchi è molto ricercata nel mercato dei collezionisti, sia per l’esiguo numero di esemplari rimasti, sia per la geniale innovazione che caratterizza e rappresenta quest’auto.
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