Non solo retrò

Il fenomeno delle auto retrò è da tempo il perno di alcuni costruttori, i quali creando prodotti moderni ispirati al passato, hanno dato vita ad un’operazione modaiola in grado di mantenere costante il suo successo negli anni. Oltre alla nostrana 500 prodotta dalla Fiat, spicca tra le operazioni di revival di maggior successo, anche la  nuova MINI della BMW. Tuttavia spesso queste vetture si ispirano alle loro antenate prettamente per il design, che  di fatto è la vera chiave di successo, poiché rievocando linee vintage con un tocco di moderno, attraggono sia i giovani che i meno giovani, nostalgici dei tempi andati. Solo stile quindi, ma dal punto di vista tecnico non vi sono poi molti riferimenti al passato. Ciò è dovuto, anche, alla standardizzazione dell’auto moderna e alle stringenti normative sulla sicurezza. Non possiamo però dimenticarci, ad esempio, che la Mini originale, ebbe come caratteristica principale del suo successo, l’abitabilità da primato in relazione alle ridotte dimensioni, caratteristica per altro non presente sulla nuova, la quale non offre dimensioni molto contenute e non presenta neppure tanto spazio a bordo.

Ovviamente non parleremo per tutto l’articolo di esempi blasonati, ma ci soffermeremo invece, su un’auto passata anche qui in Italia, un po’ in sordina, che merita di essere ricordata, poiché oltre ad uno stile retrò, ha saputo offrire anche contenuti tecnici interessanti, differenziandosi quindi, dalle sue concorrenti. La Daihatsu, nata nel 1906 e, casa automobilistica giapponese più antica per data di fondazione, ha sempre trovato il modo di distinguersi con i suoi prodotti affidabili, compatti ed estremamente versatili. Premetto che, fortunatamente, non è un marchio scomparso, poiché gode di ottima salute in patria, tuttavia è assente dal mercato Europeo da anni, rischiando quindi, di cadere nell’oblio.

Di tutta la produzione Daihatsu, ci soffermeremo in questo articolo, su un modello in particolare, la Mira Gino, nata nel 1999 come derivata chic-retrò, del modello Mira L700, conosciuta da noi come Cuore. La prima serie della vettura prevedeva la possibilità di scelta tra due tipi di carrozzeria, tre o cinque porte e, dal punto di vista stilistico adottava un frontale con fari circolari che richiamavamo la Mini del 1959. Inizialmente era proposta con motore da 658 CC aspirato e turbo. Successivamente, a partire dal 2002,  venne proposta anche in versione 1000. Due anni più tardi, nel 2004,  fu la volta della seconda serie, prodotta nella sola versione cinque porte e, caratterizzata sempre, da uno stile vintage, ma più tondeggiante e moderno. Strizzava sempre l’occhio alla celebre vetturetta inglese anche se, nella vista di tre quarti posteriore, si poteva notare una certa somiglianza anche con la Austin/Morris 1100.

Quest’ultima serie, a partire dal Maggio 2006 e fino al Marzo 2010, venne importata anche in Europa con il nome di Trevis. A differenza di alcuni paesi, dove la gamma era comprensiva di più allestimenti, in Italia arrivò solo in allestimento full optional, che comprendeva nella ricca dotazione i cerchi in lega, l’autoradio, quattro alzacristalli elettrici e la possibilità di avere cambio manuale a 5 rapporti o automatico a 4 senza sovrapprezzo. L’unico optional era costituito dalla vernice metallizzata. Caratteristica interessante di questo modello, era come da tradizione Daihatsu, l’ottimo sfruttamento degli spazi, che garantivano confort ai quattro passeggeri, grazie anche al generoso passo. Un occhio di riguardo anche alla praticità, grazie ai numerosi portaoggetti, inseriti anche nell’elegante plancia. Grazie all’apertura delle portiere fino a 90°, l’accesso all’abitacolo era estremamente semplice. Semplice e maneggevole anche la guida della Trevis, che era a proprio agio nei circuiti cittadini, grazie al 3 cilindri 1000 da 58 Cv che, complice il peso ridotto della vettura, forniva prestazioni brillanti, rendendo la guida molto divertente.

Nonostante la breve avventura del modello in Italia ed in Europa, la Trevis vanta un cerchia di appassionati, che trova in Italia il suo Club Ufficiale! Infatti, Roberta Sciori, entusiasta proprietaria di una Trevis, ha pensato di creare il Trevis Club, dove i proprietari della piccola citycar, possono inscriversi per scambiarsi opinioni sul mondo Daihatsu e per mantenere viva la storia di un’auto che, sicuramente, ha saputo distinguersi.

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